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venerdì, agosto 31, 2007

#FANTASIA AL POTERE? UN DISASTRO

Quest'anno in vacanza sono stato spesso scarrozzato sulla nuova ML 350 del mio vecchio. È prossimo alla pensione e ha deciso di spassarsela. Gran bel vetturino, comunque. Peccato che in macchina con lui si sia costretti ad ascoltare tutto il repertorio rhythm'n blues e soul degli anni '60. Il genere non mi fa impazzire, troppo negro per i miei gusti, però devo ammettere che il mood che si crea nell'abitacolo è tutto sommato piacevole e mi riporta indietro di almeno 30 anni, quando il daddy mi accompagnava a scuola di buon mattino con l'autoriadio a cassette che gracchiava roba tipo "San Franciscan Night" di Eric Burdon & The Animals, "Ain't No Mountain High Enough" di Marvin Gaye o l'evergreen "(Sittin' On) The Dock of the Bay" di Otis Redding. Che non sarebbe nemmeno un brutta canzone, solo che ad un certo punto il soulman di Macon vaneggia dicendo:

And this loneliness won't leave me alone


Il pezzo fu registrato pochi giorni prima che Redding morisse, ok. Forse si sentiva poco bene, forse voleva essere ironico, non so. Fatto sta che sono rimasto per un po' a pensare se Otis volesse rimanere da solo oppure no. Mentre pensavo, dalle casse mi giunge un'altra chicca: "If", dei Bread che alla seconda strofa attacca così:

If a man could be two places at one time,
I'd be with you.
Tomorrow and today, beside you all the way.


Eh!?!? Forse non è questo essere nello stesso posto in momenti diversi (cosa peraltro possibilissima) e non il contrario?
Ok, dopo Einstein sappiamo che spazio e tempo hanno la stessa natura e probabilmente negli anni '60 credevano che mescolando conoscenze razionali ed emozioni si potesse ottenere grande poesia, ma usare espressioni come "essere in due posti nello stesso momento" non implica forse l'accettazione della nozione che spazio e tempo sono due cose differenti?

Sono l'unico che si infastidisce per queste cose, oppure c'è qualcun altro che pensa che la "fantasia al potere" sia stata un disastro per la logica di cui paghiamo ancora le conseguenze?

mercoledì, agosto 29, 2007

#LIBERO O LIBERATO?

Benché il suo titolare risieda ad Atene, La Voce del Gongoro è senza dubbio il miglior blog libertario italiano. Il lavoro che sta facendo Paxtibi col suo piccolo glossario della Neolingua, giunto da poco alla settima lezione (1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7), è straordinario, imho. Forse è uno fra i più riusciti tentativi di diffondere awareness libertaria. Se l’obiettivo sia funzionale a questo specifico proposito oppure no ha poca importanza, almeno per me che reputo questo aspetto prioritario rispetto a tutto il resto.

Tuttavia, se è vero (ed è vero) che nel linguaggio comune sempre più parole hanno finito per assumere un significato contrario a quello originario, è altrettanto vero che anche nella terminologia libertaria alcune espressioni rischiano di portarci in direzione opposta rispetto alle nostre intenzioni.
Un’accurata scelta delle parole è cruciale quando si tenta di comunicare determinate idee filosofiche e politiche, specialmente quando tali parole, per loro stessa natura e storia, si prestano a facili strumentalizzazioni o assumono facilmente lo status di slogan. È il caso di termini come “capitalismo”, “libertà”, “democrazia”, “legge”, “anarchia”, “politica”, “stato”, “governo” eccetera.

Ad esempio, se discutiamo con un socialista - più o meno democratico - di anarchia di mercato è probabile che incontreremo ben presto delle ostilità se iniziamo la descrizione di questa teoria politica menzionando tra i suoi fondatori intellettuali uno come Benjamin R. Tucker. Difatti, com’è risaputo, l’editore di Liberty ebbe più volte a definirsi rispettivamente socialista e democratico. Inutile tentare di spiegare che il suo socialismo era di chiara ispirazione proudhoniana (averne di socialsiti così) e che quanto al “democratico” era quasi con certezza Thomas Jefferson quello a cui faceva riferimento; uno insomma che riesce un po’ difficile accostare ad Hilary Clinton.

D’altro canto, è pur vero che definendo il nostro ideale “anarco-capitalismo”, il nostro interlocutore quasi sicuramente penserà che stiamo scherzando (a me è capitato di recente).

Bene, considerazioni come queste inducono a riflettere su un’espressione ricorrente nel linguaggio libertario (e non solo), ovvero “mercato libero”. A dire il vero si tratta di una definizione abbastanza neutra e tuttavia sembrerebbe appropriata nella descrizione di ciò che un libertario sostiene. Ma, poiché la maggior parte delle persone pensa che le democrazie occidentali siano mercati liberi e che i principi del libero mercato definiscano e conducano alla base del corrente stato di globalizzazione, la prima cosa da fare quando si usa tale espressione dovrebbe essere di specificare che un mercato davvero libero in realtà non esiste in alcun posto al mondo.

Un modo per evitare tanta prolissità potrebbere essere quello di usare l’espressione mercato liberato.
Mercato libero, infatti, suona come se tale cosa esistesse già e così perpetua passivamente il mito rosso che il corporativismo e l’accumulo illegittimo di "Kapitale" che ne deriva siano le conseguenze naturali della libera associazione e della competizione tra individui, mentre così non è.
Liberato, invece, contiene un elemento di distanza e, ancor più importante, l'affermazione del superamento dello status quo. Diventa così molto più facile sostenere cose come:


“Il mercato liberato non ha corporazioni”

“Un mercato liberato distribuisce naturalmente la ricchezza”

“La gerarchia sociale è per definizione inefficiente e questo è particolarmente evidente nel mercato liberato”



Mercato liberato ci porta oltre il presente, verso il regno teorico del “dopo la rivoluzione” dove, tuttavia, proprio come hanno sempre fatto i rossi - bisogna ammettere con discreto successo - possiamo usare l’esempio di oggi a sostegno della nostra teoria, col vantaggio di non essere obbligati a difendere implicitamente tutte le "distorsioni" del mercato attuale. Infine, credo che mercato liberato, semanticamente, faccia un riferimento più esplicito
all'azione, il che, per un movimento, dovrebbe essere essenziale.

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PS. Pax, se passi di qua ti informo che la prossima volta che mia moglie verrà in Grecia, contrariamente a quanto ho fatto finora, l'accompagnerò: così mi offrirai una cena a base di moussaka e ghemistà in qualche bel ristorantino di Atene, vista la fatica che mi è costata quella sfilza di link. :-D

mercoledì, agosto 01, 2007

#LET'S HAVE A VACATION

Gli obiettivi che mi ero posto prima di andare in ferie comincivano a sembrarmi impossibili. Invece, sono riuscito a fgare tutto con somma soddisfazione mia e dei committenti.

Vado in ferie.