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giovedì, settembre 20, 2007

#THICK Vs THIN


"È necessario essere tutto fuoco
in quanto ho montagne di ghiaccio
da sciogliere intorno a me"

William Lloyd Garrison



Quando sento dire “la forza delle idee” mi cascano le palle. Un po’ come quando qualcuno inizia un dicorso dicendo “sarò breve” e so già che mi attende un interminabile papello di vacuità. Di solito “la forza delle idee” viene inserito nei discorsi tanto forbiti ed ispirati quanto vuoti e privi di mordente in cui le parole sono dette (o scritte) e non pesate. Una sorta di cortina di fumo per nascondere la penuria… di idee.
Mi chiedo sempre a quali idee ci si riferisce quando si invoca la loro forza: idee vecchie? idee nuove? idee buone o idee cattive? Non si sa.
Forse, per mia deformazione professionale, identifico la parola idea con il pensiero originale, la lampadina che si accende, il momento dell’Eureka! Probabilmente, idea può anche essere un termine adatto a descrivere un qualunque pensiero che abbia all’incirca lo stesso significato del precedente, anche se meno legato alla contingenza e più persistente nel tempo. Tipo un’idea per risolvere un dato problema che sappiamo si ripresenterà in futuro con regolarità.
Infine, idea può avere un terzo significato, pur anch’esso legato agli altri due, ma con un’ulteriore sfumatura. Un concetto, una forma, un modello: un ideale.
Sono definizioni tutto sommato abbastanza simili, che si distinguono per alcune lievi differenze. Tuttavia, a me sembra sia solo l’ultima ad essere portatrice di una qualche forza.
I singoli pensieri, di per sé, non mi sembrano particolarmente “forti” e, anzi, sono proprio gli ideali che aiutano a dar loro una forma in cui possono trovare forza. Ad esempio, non è “potente” pensare a come criticare lo stato. Al contrario, potente è l’idea che consente a quell’ente di esistere e lo concettualizza come fosse un ideale.
Essere democratici, socialisti, liberali o qualunque altra cosa si ponga negli stadi intermedi o anche oltre queste teorie e avanzare critiche o suggerimenti su cosa andrebbe fatto o non fatto, ricade interamente all’interno del singolo ideale, ovvero la ricerca di una qualche forma di governo: gli argomenti individuali sono solo nuances del medesimo discorso.
Non è in discussione la sua esistenza, ma le sue dimensioni, le funzioni e l’identità di chi o cosa lo debba dirigere.
Da tempo, gli oppositori dell’anarchismo indicano alla Somalia e ad altri stati falliti (alcuni con l’aiuto di “pacifiche democrazie”) sottolineandone la violenza che li caratterizza e ribadendo, con il classico “lo avevamo detto, noi”, il fatto che sia sempre necessairio un governo. Però, a me sembra che queste persone manchino di comprendere che non è sufficiente l’assenza di un governo, di una fazione dominante per dire che lì c’è anarchia. L’anarchia è una predisposizione intellettuale, un ideale, tanto quanto lo è la realtà fisica del governo. Le fazioni in lotta per il potere (anche se non direi che l’esempio somalo sia valido al pari di quanto lo siano, ad esempio, quello irakeno o quello afgano) denotano che non c’è anarchia, ma volontà di affermare un capo, cioè un governo.

La guerra delle idee è vitale per affermare un ideale e quindi un modello di società.
Deporre o sconfiggere uno stato (lo stato) fatto di uomini equivale a vincere una battaglia, non la guerra. È invece indispensabile lottare l’idea che lo stato sia inevitabile e necessario. Finché quell’idea non sarà sconfitta, la lotta sarà semplicemente contro degli uomini che possono essere sostituiti in un qualunque momento.
Quello che mi chiedo, quindi, è se le diverse fazioni politiche combatterebbero per il potere se non vi fosse l’illusione che un governo è necessario. In fondo, se l'idea che lo stato è legittimo ed inveitabile è diffusa ed in scalfibile, è abbastanza ovvio che la lotta per il potere venga intesa come il passaggio obbligatorio per raggiungere il traguardo.
Questo però non sfiora minimamente la moralità implicita nel credere che ci può essere un gruppo di persone legittimato ad avere il controllo sulle altre e che fonda tale legittimità su un pezzo di carta o su una parola o un ideale (per quanto potente) come stato.
Comprendo benissimo che una persona disposta a pensare che sia possibile rinunciare all’ambizione di avere il potere di controllare gli altrei uomini si espone facilmente all’accusa di wishful thinking. Ciò nonostante non vedo cosa ci sia di utopistico ad opporre ad un ideale illusorio come lo statalismo un ideale razionale come l’anarchismo.
Se ci si pone come obiettivo un traguardo inferiore ad una posizione ideale, allora con tutta certezza il primo risultato probabile sarà la rinuncia a quel obiettivo in breve tempo, magari dissuasi a perseguirlo fino in fondo perché “la realtà” sembra suggerire che non sia attuabile. Un po’ come accade ai runners che accusano maggiormante la fatica in vista del traguardo. Solo che noi, rispetto a chi corre, dovremmo avere il vantaggio della consapevolezza che la realtà è distorta da un’ideale potente, ma infondato, come quello della necessità di un governo.

martedì, settembre 18, 2007

#TOO BUSY

In questi giorni non trovo il tempo di fare niente: non riesco a leggere un libro, ad andare al cinema, a dedicarmi alla ricerca di nuovi prodotti musicali e nemmeno riesco a finalizzare progetti paralleli alla mia attività che poi dovrebbero consentirmi di "differenziare l'offerta", come si suol dire, dandomi nuove opportunità di guadagno. Il lavoro mi assorbe e non voglio sottrarre tempo a mio figlio né ovviamente a mia moglie che tra un paio di giorni partirà alla volta del Turkmenistan per rimanervi un paio di settimane, riducendo così, suo malgrado, praticamente a zero quel poco di temop libero che mi era rimasto. Ovviamente in tutto questo gran casino non trovo il tempo di seguire il blog e se lo faccio, scrivo degli inutili resoconti di "ordinary life", che peraltro qualcuno simpaticamente insinua si tratti di fregnacce. Della serie "mento a me stesso nel mio diario online"... bah!
Devo dire che l'idea di chiuderlo mi dispiace e difatti non lo farò, anche perchè avrei un po' di cose da dire.
Ho una serie di post iniziati e mai finiti che giacciono nell'hd a casa, ma premere il tasto "on" del mac domestico è diventato un gesto potenzialmente foriero di enormi sensi di colpa. Vorrei scrivere (ancora) di proprietà intellettuale, guerra/pace, vorrei provare, senza molta originalità in effetti, a dire qualcosa sul tema Neolingua e attuale mondo orwelliano aperto da Paxtibi su La voce del Gongoro, mi piacerebbe anche paralre di libertarismo e cultura popolare prendendo spunto da un commento ad un post letto sempre su blog di Paxtibi (e quando mai... :) ), vorrei commentare il libro di Proudhon letto durante le vacanze. Vorrei, vorrei ma alla fine non riuscirò a fare un cazzo di tutto questo.

Allora, giusto per accanimeto terapeutico nei confronti di questo blog in fin di vita che, nonostante la sua bassissima frequentazione e la non eccellente qualità dei contenuti, ha voluto imporsi come una delle priorità nelle mie giornate, segnalo un paio di link, uno dei quali su un tema già trattato in questo blog e di particolare attualità nel dibattito politico libertario e non, il Global Warming:

http://icecap.us/index.php/go/joes-blog/a_new_record_for_antartic_total_ice_extent


L'altro è un post del vicedirettore del Mises Institute, Jeffrey Tucker, apparentemente "light" ed invece molto istruttivo di come il capitalismo attuale che si regge sulla regolamentazione di stato (quello che alcuni chiamano "mercato libero" ma che libero non è) distrugga la libera iniziativa imprenditoriale individuale e, in defnitiva, la ricchezza che questa può produrre. Anche di questo si è parlato sul solito Gongoro (giuro che non mi paga per fargli pubblicità) e in qualche misura l'argomento rimanda alla counter-economics di cui tempo fa si è accennato su Azione Umana.

http://blog.mises.org/archives/007051.asp

sabato, settembre 15, 2007

#FAI DA TE

Scrisse Thoreau che "La libertà di un uomo si misura nella sua capacità di arrangiarsi".

Oggi ho, nell'ordine:

  • Riparato il supporto dell'antenna parabolica (fissandolo a tetto di casa con un cemento chimico fenomenale);

  • Costruito da zero un'anta per una nicchia ripostiglio nel sottoscala;

  • Sverniciato e verniciato le inferriate di casa;

  • Letteralmente disboscato il giardino (con potatura di palme e limoni) che al mio ritorno dalle ferie si presentava come una specie di selva;

  • Svuotato lo studio di scartoffie varie;

  • Appeso al muro una staffa multidirezionale per il nuovo televisore lcd da 40" con relativa mensola in cristallo per lettori e decoder.


Cazzo, sarò anche libero, ma sono morto.

Vado a fare le "Z".