#NONSENSE COLLETTIVISTA
In alcuni ambienti libertari, circola un liet-motiv, in verità poco liet, che vorrebbe non ci sia alcuna possibilità di coesistenza tra occidente e islam, in quanto quest’ultimo sarebbe intrinsecamente violento e determinato a distruggerci.
In rete, ho trovato diverso materiale in cui, più o meno esplicitamente, si sostiene vi sia addirittura un fattore psicologico a determinare tale incompatibilità.
Io penso che voler sostenere che esistano tratti psicologici collettivi a caratterizzare le diverse società umane prefiguri in buona sostanza una concezione appunto collettivista dell’umanità e perciò, sulla base di questo assunto, rigetto in tronco tale convinzione.
Sono sorpreso e deluso che molti libertari trovino convincente questo tipo di analisi semplicemente perché l’accettazione di una tale sciocchezza è di fatto una negazione delle differenze individuali, uno dei cardini dell’individualismo metodologico.
Non solo, ma se si rifiuta il relativismo, allora l’esistenza di un solo musulmano dichiaratamente libertario, impedisce di dire che i musulmani sono anti-liberali e, per converso, l’esistenza di ebrei filo-arabi impedisce di sostenere che tutti gli ebrei siano filo-occidentali.
I musulmani non sono una personalità unificata più di quanto lo siano i cristiani, gli ebrei, gli atei, i pagani, buddisti, i confuciani, o qualunque altro gruppo religioso. Si sente anche dire che gli iraniani non erano islamici fino al 1979, anno in cui i musulmani sarebbero discesi sul paese come le locuste. Peccato che la grande maggioranza degli iraniani sia stata musulmana per secoli ed anche lo scià Reza Pahlavi, brutalmente deposto ’79 dalla rivoluzione khomeinista, era musulmano. Del resto, non è perché in Italia c’è un governo statalista che domina dall’Unità d’Italia che possiamo dire che gli italiani sono tutti statalisti.
Inoltre, visto che essere amici degli USA non significa non vedere anche i gravi errori che le amministrazioni americane hanno commesso nel corso degli anni (e i libertari americani su questo punto sembrano molto più sensibili di quelli nostrani, talvolta impegnati in una stucchevole difesa degli Stati Uniti per partito preso), allora è bene ricordare che il capo di stato più laico del Medio Oriente, tra 1979 e 1991, era Saddam Hussein. Infatti, è ampiamente documentato che la sua ascesa al potere negli anni 70 fu incoraggiata dal governo americano il quale, durante la Guerra Fredda ha preferito avere nel terzo mondo alleati facilmente corruttibili e funzionali ai progetti di montaggio delle democrazie nel mondo o quantomeno strumentalizzabili ai propri fini. Fini che all’epoca consistevano nel contenimento dell’islamismo propugnato dai pasdaran iraniani e nella guerra globale al comunismo, quest’ultima, guardacaso, anch’essa inizialmente criticata dai libertari (tranne i randiani).
Purtroppo, a volte personaggi fedeli diventano figure inaffidabili che una volta alzatesi sulle proprie gambe rifiutano di onorare il patto di ubbidienza e pertanto di loro ci si deve sbarazzare. Ed è con una certa costernazione che tocca prendere atto che negli ambienti libertari pochi dimostrano il loro dissenso verso una generale e passiva accettazione del concetto di “utili idioti” –a tal proposito si dovrebbe parlare anche dei falchi neocons che ad uno sputo dalle elezioni di midterm si sono premurati di dare dell’incapace a Bush dalle pagine di Vanity Fair- ed anzi si procede acriticamente ad assimilare un dettagliato e complesso profilo psicologico collettivo (e quindi scientificamente falso) di un gruppo di individui di circa un miliardo e duecentomilioni di unità. E’ una sciocchezza collettivista che ricorda molto le tattiche di propaganda staliniane.
Ma soprattutto questo atteggiamento rischia di non farci vedere quale sia la vera natura dell’islamofascismo: quella di un movimento nazionalista reazionario in lotta per il potere che usa i classici strumenti delle rivoluzioni fasciste: sindrome da accerchiamento, la creazione a tavolino di un nemico diabolico causa delle abominevoli condizioni di vita in cui versa la popolazione, revanscismo, generalmente affiancati dalla volontà di ritornare a modelli sociali tradizionali (i miti della civiltà rurale, dello strapaese, della forza che deriva dalla grettezza e dall’ignoranza anziché dalla ricchezza e dalla capacità di analisi, o gli idilli agropastorali di Arminio e Tusnelda erano i traguardi a cui Mussolini e Hitler promettevano di condurre i loro popoli una volta sconfitto definitivamente il nemico).
Ahimè, non voler prendere in considerazione il fatto che l’islam sia potenzialmente “riformabile” o che possa conoscere anch'esso la sua fase illuminista, sottende alla funesta convinzione che con esso siamo destinati a scontrarci per sempre, perché la struttura antropologica musulmana è sostanzialmente incompatibile con quella occidentale. La conclusione logica di questo assunto è che per essere sicuri di non esporre la nostra civiltà alle minacce dell’islam dobbiamo annientare i musulmani, portatori sani di virus letale per il nostro mondo. Ripeto, sono un miliardo e duecentomilioni di persone.
Neanche il comunismo è riuscito in un’impresa simile.
In rete, ho trovato diverso materiale in cui, più o meno esplicitamente, si sostiene vi sia addirittura un fattore psicologico a determinare tale incompatibilità.
Io penso che voler sostenere che esistano tratti psicologici collettivi a caratterizzare le diverse società umane prefiguri in buona sostanza una concezione appunto collettivista dell’umanità e perciò, sulla base di questo assunto, rigetto in tronco tale convinzione.
Sono sorpreso e deluso che molti libertari trovino convincente questo tipo di analisi semplicemente perché l’accettazione di una tale sciocchezza è di fatto una negazione delle differenze individuali, uno dei cardini dell’individualismo metodologico.
Non solo, ma se si rifiuta il relativismo, allora l’esistenza di un solo musulmano dichiaratamente libertario, impedisce di dire che i musulmani sono anti-liberali e, per converso, l’esistenza di ebrei filo-arabi impedisce di sostenere che tutti gli ebrei siano filo-occidentali.
I musulmani non sono una personalità unificata più di quanto lo siano i cristiani, gli ebrei, gli atei, i pagani, buddisti, i confuciani, o qualunque altro gruppo religioso. Si sente anche dire che gli iraniani non erano islamici fino al 1979, anno in cui i musulmani sarebbero discesi sul paese come le locuste. Peccato che la grande maggioranza degli iraniani sia stata musulmana per secoli ed anche lo scià Reza Pahlavi, brutalmente deposto ’79 dalla rivoluzione khomeinista, era musulmano. Del resto, non è perché in Italia c’è un governo statalista che domina dall’Unità d’Italia che possiamo dire che gli italiani sono tutti statalisti.
Inoltre, visto che essere amici degli USA non significa non vedere anche i gravi errori che le amministrazioni americane hanno commesso nel corso degli anni (e i libertari americani su questo punto sembrano molto più sensibili di quelli nostrani, talvolta impegnati in una stucchevole difesa degli Stati Uniti per partito preso), allora è bene ricordare che il capo di stato più laico del Medio Oriente, tra 1979 e 1991, era Saddam Hussein. Infatti, è ampiamente documentato che la sua ascesa al potere negli anni 70 fu incoraggiata dal governo americano il quale, durante la Guerra Fredda ha preferito avere nel terzo mondo alleati facilmente corruttibili e funzionali ai progetti di montaggio delle democrazie nel mondo o quantomeno strumentalizzabili ai propri fini. Fini che all’epoca consistevano nel contenimento dell’islamismo propugnato dai pasdaran iraniani e nella guerra globale al comunismo, quest’ultima, guardacaso, anch’essa inizialmente criticata dai libertari (tranne i randiani).
Purtroppo, a volte personaggi fedeli diventano figure inaffidabili che una volta alzatesi sulle proprie gambe rifiutano di onorare il patto di ubbidienza e pertanto di loro ci si deve sbarazzare. Ed è con una certa costernazione che tocca prendere atto che negli ambienti libertari pochi dimostrano il loro dissenso verso una generale e passiva accettazione del concetto di “utili idioti” –a tal proposito si dovrebbe parlare anche dei falchi neocons che ad uno sputo dalle elezioni di midterm si sono premurati di dare dell’incapace a Bush dalle pagine di Vanity Fair- ed anzi si procede acriticamente ad assimilare un dettagliato e complesso profilo psicologico collettivo (e quindi scientificamente falso) di un gruppo di individui di circa un miliardo e duecentomilioni di unità. E’ una sciocchezza collettivista che ricorda molto le tattiche di propaganda staliniane.
Ma soprattutto questo atteggiamento rischia di non farci vedere quale sia la vera natura dell’islamofascismo: quella di un movimento nazionalista reazionario in lotta per il potere che usa i classici strumenti delle rivoluzioni fasciste: sindrome da accerchiamento, la creazione a tavolino di un nemico diabolico causa delle abominevoli condizioni di vita in cui versa la popolazione, revanscismo, generalmente affiancati dalla volontà di ritornare a modelli sociali tradizionali (i miti della civiltà rurale, dello strapaese, della forza che deriva dalla grettezza e dall’ignoranza anziché dalla ricchezza e dalla capacità di analisi, o gli idilli agropastorali di Arminio e Tusnelda erano i traguardi a cui Mussolini e Hitler promettevano di condurre i loro popoli una volta sconfitto definitivamente il nemico).
Ahimè, non voler prendere in considerazione il fatto che l’islam sia potenzialmente “riformabile” o che possa conoscere anch'esso la sua fase illuminista, sottende alla funesta convinzione che con esso siamo destinati a scontrarci per sempre, perché la struttura antropologica musulmana è sostanzialmente incompatibile con quella occidentale. La conclusione logica di questo assunto è che per essere sicuri di non esporre la nostra civiltà alle minacce dell’islam dobbiamo annientare i musulmani, portatori sani di virus letale per il nostro mondo. Ripeto, sono un miliardo e duecentomilioni di persone.
Neanche il comunismo è riuscito in un’impresa simile.
8 Comments:
La tua è una posizione difficile da sostenere in questo periodo ma è coerentemente liberale. Purtroppo i numeri paiono essere contro questo ragionamento ma ciò non lo rende meno "vero". Se una persona decide di indossare il velo perché si sente meglio, conformemente alle sue tradizioni di certo non lo si può impedire. 2909 ha giustamente sottolineato che lo stesso ragionamento di chi vorrebbe proibire il velo si potrebbe applicare alla cravatta, indumento assai ridicolo indossato solamente per conformarsi alla società.
L'Islam intollerante è sicuramente un pericolo e va affontato. Questi mezzi oltre che essere inutili mettono in secondo piano le strategie più efficaci come può essere la difesa ad oltranza della libertà d'opinione.
Vedi, il problema del perchè uno si metta il velo o la cravatta è assolutamente secondario, certo meritevole di essere indagato, ma secondario.
A me interessa capire se sia legittimo o meno impedire ad una persona di indossare quello che vuole, a prescindere dalle motivazioni per cui lo fa.
Il perchè, semmai, mi interessa solo nel momento in cui rappresenta un'imposizione e da questo punto di vista non posso che essere contrario.
Inoltre, la teoria dei numeri sembra darmi ragione (il terrorismo fa meno morti degli incidenti sul lavoro), ma se l'obiettivo del terrorismo è terrorizzare non credi che l'essere ecessivamente prevenuti nei confronti dell'islam strategicamente dannoso. Quante sono le reali vittime del terrorismo? I morti degli attentati o i vivi terrorizzati?
Loro sono quelli che ci accusano, mentendo, di applicare i famigerati diritti con cui ci riempiamo la bocca a nostra discrezione, solo fra di noi e individuano in questo gap la giustificazione alle subumane condizioni di vita delle masse arabe.
Una falsità, ma ai loro occhi è il nostro tallone di Achille, inutile giraci attorno. Stando così le cose, anziché confermare questa percezione, perchè non proviamo a dimostrare il contrario? Insomma, è possibile trovare altre forme di difesa, oppure è troppo difficile?
PS. Ti ho linkato.
Si parla di me alle spalle! :D
Saluti a tutti e due!
Io sono a metà strada tra libertari americani e liberali europei. Sarei tentato di essere filo-americano, poi vedo Bush e cambio idea. Sarei tentato di essere isolazionista, poi penso che, da italiano, se ci fosse stato Rothbard al posto dello str... di Roosevelt adesso starei peggio...
Nell'ultimo post cercavo di mettere assieme i cocci. Sono sicuro che c'è un punto di mezzo ottimo tra le due posizioni, ma ancora non mi è chiaro cos'è.
Sta di certo che l'Islam moderato esiste ed è debolissimo. E' schiacciato tra i nostri alleati totalitari e i nostri nemici totalitari.
Inutile sperare nella democratizzazione del M.O. se dobbiamo per forza fingere che l'Arabia Saudita è un bene e l'Iran è un male...
X Libertyfirst:
seguendo le tue tracce nella rete sono arrivato ad un tuo post dove finalmente dici quel che va detto:
DOBBIAMO TORNARE A CREDERCI
Gli islamici su questo hanno ragione, noi parliamo di libertà ma non ci crediamo. Credo che la guerra all'islamismo vada combattutto principalmente su questo fronte.
Costerà caro, su questo non ci sono dubbi, ma la libertà non è mai gratis.
Non vorrei mai imparare l'italiano da Biscardi, non vedo come si possa insegnare la libertà partendo dall'UE... :-D
Per questo ti dicevo che sto riflettendo sul fattore "libertarian-awareness".
:D
Ricambio il link con piacere ;)
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