#UNIONE COSMOPOLITA
Quella che segue è la traduzione di un articolo apparso su un giornale in lingua tedesca nel 1931.
L'Unione Cosmopolita venne poi sciolta dal regime nazional-socialista ma la cosa curiosa è che, a detta di uno degli autori, anche se l’associazione era esistita per un certo numero di anni, molti componenti del gruppo si mostrarono stupiti quando realizzarono che il suo manifesto sosteneva l’esistenza di più sistemi politici in concorrenza con lo stato.
Insomma, buona parte dei soci dell'associazione davano per scontato che uno stato territoriale avrebbe continuato ad esistere, perpetrando la sua missione di fornitore di disservizi.
La proposta dei Cosmopoliti si innesta perfettamente nell'idea panarchica di Emile De Puydt, idea peraltro implicita nella teoria libertaria rothbardiana.
Ulrich von Beckerath, il fondatore del gruppo, sembra fosse un pensatore ricco di idee, propositivo e costruttivo e questa è probabilmente la ragione per cui è rimasto sconosciuto.
"Chiunque può liberamente aderire all’Unione Cosmopolita. I suoi membri condividono – senza alcuna imposizione personale – le seguenti richieste di base dell’Unione Cosmopolita:
I. Ogni individuo gode del diritto di secessione dallo stato (come il diritto di abbandonare la propria chiesa).
II. I Cosmopoliti (cioè le persone che hanno rinunciato di loro volontà a far parte di uno stato) hanno il diritto di emigrare, stabilirsi e svolgere una attività dappertutto nel mondo.
III. Coloro che hanno perso la nazionalità contro la loro volontà possono, su semplice richiesta, diventare o Cosmopoliti o membri di uno stato.
IV. Lo stato accetta che le persone possano non appartenere ad alcuno stato e riconosce i Cosmopoliti come una minoranza transnazionale in base alle norme moderne del diritto internazionale.
V. Lo stato rispetta l’indipendenza di una associazione per la protezione dei Cosmopoliti e riconosce il diritto di questa associazione a stipulare patti. Questa associazione di protezione può aprire sedi in vari paesi.
VI. Passaporti cosmopoliti e documenti personali emessi dall’associazione di protezione ai suoi membri sono riconosciuti da tutti i settori dello stato.
VII. In caso di guerra i Cosmopoliti debbono essere considerati come persone estranee al conflitto e non belligeranti. Lo stato non ha mai, né in tempo di pace né in tempo di Guerra, il diritto di attentare alla libertà e ai diritti di proprietà dei Cosmopoliti. I Cosmopoliti non possono essere arruolati nelle forze armate o forzati a prestare il loro servizio a supporto bellico di uno stato, né costretti a pagare tasse o a sostenere spese connesse con la guerra.
VIII. Nessuno può essere costretto sotto qualsiasi forma e sotto qualsiasi pretesa a conservare la sua nazionalità, nemmeno in tempo di guerra.
IX. Lo stato rispetta l’indipendenza delle associazioni cosmopolite di benevolato e di mutua assistenza quali le compagnie di assicurazione, le istituzioni di prestito, quelle per la protezione legale, le istituzioni educative e di formazione, gli ospedali, le case per anziani, ecc. Lo stato non imporrà ai Cosmopoliti nessuna istituzione o servizio che essi sono in gradi di far funzionare da sé o che essi non desiderano.
X. Lo stato esaminerà ulteriori richieste che possano derivare dai principi fondamentali sopra elencati dell’Unione Cosmopolita. Su domanda della loro associazione di protezione condurrà negoziati per una estensione dei patti conclusi tra le parti. Regole concernenti l’applicazione precisa dei summenzionati principi, incluse quelle riguardanti il periodo transitorio, saranno oggetto di trattativa tra lo stato e l’Unione Cosmopolita.”
Ora, se lo stato democratico e repubblicano dice di fondarsi sul "principio della regola della maggioranza nel rispetto dei diritti della minoranza" l'idea di costituirsi in una minoranza riconosciuta non potrebbe aiutare ad aprire un varco nella coltre del torpore statalista?
L'Unione Cosmopolita venne poi sciolta dal regime nazional-socialista ma la cosa curiosa è che, a detta di uno degli autori, anche se l’associazione era esistita per un certo numero di anni, molti componenti del gruppo si mostrarono stupiti quando realizzarono che il suo manifesto sosteneva l’esistenza di più sistemi politici in concorrenza con lo stato.
Insomma, buona parte dei soci dell'associazione davano per scontato che uno stato territoriale avrebbe continuato ad esistere, perpetrando la sua missione di fornitore di disservizi.
La proposta dei Cosmopoliti si innesta perfettamente nell'idea panarchica di Emile De Puydt, idea peraltro implicita nella teoria libertaria rothbardiana.
Ulrich von Beckerath, il fondatore del gruppo, sembra fosse un pensatore ricco di idee, propositivo e costruttivo e questa è probabilmente la ragione per cui è rimasto sconosciuto.
"Chiunque può liberamente aderire all’Unione Cosmopolita. I suoi membri condividono – senza alcuna imposizione personale – le seguenti richieste di base dell’Unione Cosmopolita:
I. Ogni individuo gode del diritto di secessione dallo stato (come il diritto di abbandonare la propria chiesa).
II. I Cosmopoliti (cioè le persone che hanno rinunciato di loro volontà a far parte di uno stato) hanno il diritto di emigrare, stabilirsi e svolgere una attività dappertutto nel mondo.
III. Coloro che hanno perso la nazionalità contro la loro volontà possono, su semplice richiesta, diventare o Cosmopoliti o membri di uno stato.
IV. Lo stato accetta che le persone possano non appartenere ad alcuno stato e riconosce i Cosmopoliti come una minoranza transnazionale in base alle norme moderne del diritto internazionale.
V. Lo stato rispetta l’indipendenza di una associazione per la protezione dei Cosmopoliti e riconosce il diritto di questa associazione a stipulare patti. Questa associazione di protezione può aprire sedi in vari paesi.
VI. Passaporti cosmopoliti e documenti personali emessi dall’associazione di protezione ai suoi membri sono riconosciuti da tutti i settori dello stato.
VII. In caso di guerra i Cosmopoliti debbono essere considerati come persone estranee al conflitto e non belligeranti. Lo stato non ha mai, né in tempo di pace né in tempo di Guerra, il diritto di attentare alla libertà e ai diritti di proprietà dei Cosmopoliti. I Cosmopoliti non possono essere arruolati nelle forze armate o forzati a prestare il loro servizio a supporto bellico di uno stato, né costretti a pagare tasse o a sostenere spese connesse con la guerra.
VIII. Nessuno può essere costretto sotto qualsiasi forma e sotto qualsiasi pretesa a conservare la sua nazionalità, nemmeno in tempo di guerra.
IX. Lo stato rispetta l’indipendenza delle associazioni cosmopolite di benevolato e di mutua assistenza quali le compagnie di assicurazione, le istituzioni di prestito, quelle per la protezione legale, le istituzioni educative e di formazione, gli ospedali, le case per anziani, ecc. Lo stato non imporrà ai Cosmopoliti nessuna istituzione o servizio che essi sono in gradi di far funzionare da sé o che essi non desiderano.
X. Lo stato esaminerà ulteriori richieste che possano derivare dai principi fondamentali sopra elencati dell’Unione Cosmopolita. Su domanda della loro associazione di protezione condurrà negoziati per una estensione dei patti conclusi tra le parti. Regole concernenti l’applicazione precisa dei summenzionati principi, incluse quelle riguardanti il periodo transitorio, saranno oggetto di trattativa tra lo stato e l’Unione Cosmopolita.”
Ora, se lo stato democratico e repubblicano dice di fondarsi sul "principio della regola della maggioranza nel rispetto dei diritti della minoranza" l'idea di costituirsi in una minoranza riconosciuta non potrebbe aiutare ad aprire un varco nella coltre del torpore statalista?
5 Comments:
Eheh... non hai fatto in tempo ad aprire un blog che ti becchi lo spam! L'articolo è molto interessante e l'ho linkato da me.
http://2909.splinder.com/post/9874862
Interessante l'intervento di Kaleidan, speriamo approfondisca.
Certo, il cosmopolitismo è insufficiente, ma forme di riconoscimento giuridico che si accordino con il diritto vigente e che consentano herbertianamente di ignorare lo stato, secondo me, andrebbero ancora cercate.
Se no, rimane il non voto. Alcuni libertari in USA ad esempio sostengono che il vero scoop delle ultime elezioni non è la debacle di Bush, ma l'astensionismo sempre più crescente che preannuncerebbe la "Quiet revolution" di Chodorov.
Ciao
Bello, bello, bello. Questo è uno di quei casi in cui mi sento stranamente deufradato dallla storia perchè anch'io avevo talvolta immaginato un'associazione del genere. E come al solito poi scopro che ci avevano già pensato...mai un'idea originale da me!
Che onore avere ospite uno dei commentatori (il blog l'hai chiuso?) più interessanti della blogosfera.
"Someone points to this and someone points to that", inutile a dirsi, ma trovo le tue cose sempre.. ehm..stuzzicanti. Si può dire? :)
Ciao
Grazie. Anche questo blog per essere appena aperto è già pieno di cose interessanti.
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