/* RSS ----------------------------------------------- */

mercoledì, novembre 15, 2006

#CONTRO IL NOBEL

Il mese scorso, la Grameen Bank ed il suo fondatore, il banchiere ed economista bengalese Muhammad Yunus, sono stati unitamente insigniti del Premio Nobel per la pace “per i loro sforzi volti a creare sviluppo economico e sociale dal basso”. Il comitato del Nobel per la pace è certamente nel giusto quando afferma che la pace richiede che le popolazioni siano sottratte alla povertà ed è altresì lapalissiano che, come abbiamo visto nei decenni passati, riversando fiumi di quattrini nelle mani di gerarchie politiche corrotte, inefficienti e svincolate da ogni criterio di controllo, tutto si fa fuorché “aiuto allo sviluppo”. Quindi, pur con la diffidenza che mi assale quando sento esprimere concetti tipo “dal basso”, “partecipazione diretta” ed altre amenità eque e solidali, diciamo che si può essere d’accordo con la motivazione data dal comitato per il Nobel all’assegnazione del premio a Yunus e la sua banca.
Ma la Grameen Bank ha contribuito veramente in maniera così decisiva a questo tipo di sviluppo e alla fine della povertà e della guerra nel paese?

Come sappiamo, le cause della guerra e della povertà possono, nella maggioranza dei casi, essere identificate come uno degli esisti delle attività dello stato (a tal proposito mi riprometto di scrivere un post su Randolph Bourne, un anarchico individualista americano, un po’ leftist a dire il vero, ma di quei sinistri che piacciono a me: quelli che vedono nella proprietà la roccaforte dove difendersi dal sistema).
Nel caso del Bangladesh, nessuna eccezione. La guerra di liberazione, che ha condotto alla nascita del Bangladesh nel 1971 e che secondo alcune stime ha fatto tre milioni di vittime civili, è il risultato del colonialismo inglese in India. Dopo che l'India guadagnò l'indipendenza dal Regno Unito, le aree del paese a maggioranza islamica vennero separate per dar vita al Pakistan. Ma il neonato governo pakistano riservò un trattamento peggiore alla zona orientale del paese e questo, in estrema sintesi, scatenò la guerra di liberazione. Raggiunta l’indipendenza dal Pakistan, nei decenni successvi il Bangladesh attraversò fasi di assestamento politico caratterizzate dai soliti colpi e contro colpi di stato, più o meno sanguinosi.
Oggi, alcuni degli ostacoli principali alla crescita economica del Bangladesh sono rappresentati dalle inefficienti imprese statalizzate, dalla lenta implementazione delle riforme economiche, da lotte politiche intestine e dall’immancabile corruzione. L'agricoltura, inoltre, è anche minacciata da assurde leggi sulla proprietà intellettuale delle semenze biotech che favoriscono le corporazioni transnazionali a spese dei contadini locali. Si consideri anche che, come in tutto il subcontinente indiano, anche in Bangladesh la conservazione dei cibi è pressoché sconosciuta e pertanto, di fronte ad una relativamente buona produzione agricola (almeno in potenza), le opportunità economiche che tale attività offrirebbe non sono sfruttate in quanto l’eccedenza del prodotto non consumato viene distrutta (noi italiani, da quel che ricordo, dovremmo essere uno dei paesi maggiormente avanzati sul fronte della conservazione, del packaging e dello stoccaggio… ma forse viene più facile invocare dazi).
Questo dimostra, ancora una volta, come lo stato non possa essere il soggetto adatto in cui riporre fiducia quando si tratta di difendere pace e prosperità.

Ad ogni modo, contrariamente a quanto si dice, la Grameen Bank è un’istituzione che si avvale pesantemente delle sovvenzioni di stato ed i suoi metodi non sono, come uno spererebbe, un alto esempio di sviluppo dal basso.
La Grameen Bank ha ricevuto il suo primo prestito di 3,4 milioni di dollari dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, dell’ONU a cui si sono aggiunte concessioni sovvenzionate dai governi di Canada, Germania, Norvegia, Svezia, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale.
Gli alti tassi di rimborso richiesti ai debitori sono conseguiti attraverso metodi che potrebbero essere definiti coercitivi. Funziona pressappoco così: i mutuatari vengono accorpati in gruppi di cinque soggetti indipendentemente dal fatto di essere legati o meno da vincoli parentali o societari. I prestiti futuri vengono concessi solo se ogni membro del gruppo ha ripagato il suo precedente debito.
Questo dovrebbe creare un incentivo per ogni membro ad assicurare che tutti ripaghino i loro prestiti – come faranno a persuadere gli inadempienti è affar loro. E' vero che il tasso per i prestiti successivi al primo sono inferiori ripetto a questo, ma a rendere fin troppo invasiva la cosa è il capillare controllo che gli impiegati della banca effettuano sui debitori.
Questi, infatti, vengono visitati settimanalmente a domicilio dai funzionari anche prima del termine di scadenza per la restituzione, così a mo' di promemoria.

Oltre a questi singolari metodi di “fidelizzazione” dei clienti , i debitori della banca hanno anche l’obbligo di cantare, durante le parate nazionali, le “Sedici Decisioni”, inno che esprime la “worldview” della Grameen Bank. L’inno, che potremmo definire degno di un qualsiasi romanzo distopico, inizia più o meno così: “Daremo il nostro contributo a tutte le attività sociali collettive” e prosegue con altri mantra orwelliani che riguardano l’emancipazione delle donne e dalle famiglie patriarcali. Questo apparente spirito di emancipazione e di indipendenza economica è però contraddetto dalla banca stessa qualora pretende di essere riconosciuta più come oggetto di culto che come istituzione finanziaria.
Yunus e la sua banca, quindi, non rispondono precisamente alla spiegazione del comitato per il Nobel; più che dal basso, infatti, sembra che l’immagine che il banchiere vuole dare di sé e della sua banca, provengano da molto, molto in alto.

Dopo l'assegnazione del premio a Dario Fo, ecco un altro buon motivo per diffidare dei premi Nobel.

2 Comments:

Blogger alepuzio said...

oltre che del nobel bisogna diffidare
dei nostri giornali economici (come "Il sole 24 ore") che queste cose non le dicono: speriamo che falliscano

8:36 AM  
Blogger H.I.M. said...

Scusa vedo solo ora il tuo commento.
Hai ragione. Ma del resto il Sole è la proiezione di una categoria ben precisa di loschi figuri che quanto ad affidabilità... Iddio ce ne scampi!

Ciao.

10:54 AM  

Posta un commento

<< Home