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giovedì, dicembre 07, 2006

#LOTTA AL TERRORE: È LO STATO IL PROBLEMA

Il terrorismo globale e l’eventualità che i così detti paesi canaglia si dotino di armi nucleari dovrebbero avere definitivamente chiarito che la funzione di difesa e protezione solitamente attribuita allo stato è un inganno bell’e buono.
Il governo degli Stati Uniti, unica superpotenza al mondo, si è fatto trovare impreparato e indifeso di fonte a Kim Jong Il che gli detonava un ordigno atomico sotto il naso. L’Iran di Ahmadinejad procede imperterrito nel suo programma di sviluppo nucleare beffandosi delle condanne e degli ammonimenti della comunità internazionale. Nel frattempo, altri governi perseguono obiettivi simili. C’è poco da fare. L’ONU, ha approvato le solite sanzioni contro la Corea del Nord, ma com’è noto, il Consiglio di Sicurezza non otterrà nulla perché le iniziative non sono mai ratificate unanimemente e soprattutto perché sul mercato nero è possibile reperire tutto ciò che necessita per la costruzione di una bomba nucleare senza il bisogno di avvalersi di forniture legali soggette all’approvazione preventiva delle Nazioni Unite. Questo significa anche che in caso di guerra, a fronte di migliaia di vittime innocenti, non è nemmeno certo che le armi nucleari siano completamente distrutte. Quindi, l’opera di dissuasione può anche dirsi immorale dato che minaccia la vita degli innocenti senza garantire alcun risultato concreto in cambio. Stando così le cose è legittimo chiedersi: cos’hanno comprato finora i governi con le vagonate di quattrini spesi alla voce “difesa”? Nulla, solo illusione di sicurezza, che è molto peggio di nessuna sicurezza.

I conservatori dicono che i tempi oscuri in cui viviamo dimostrano quanto, oggi più che mai, si senta il bisogno di un governo forte, capace di difenderci, che abbia le mani libere di affrontare le minacce esterne ed interne con la massima risolutezza possibile. Peccato sia vero il contrario. Lo stato non può proteggerci. È inetto, è corrotto, ma soprattutto, nella sua agenda, la sicurezza dei cittadini non sta in cima all’elelenco delle priorità. Tuttavia, è inutile nasconderlo, i conservatori hanno ragione, quelli che attraversiamo sono tempi decisamente brutti. Ma se lo stato non può proteggerci, noi cosa possiamo fare? Cominciamo seriamente a pensare di fare a meno dello stato. La bestia che ci succhia i denari, non solo ci impoverisce ogni giorno di più, ma ci rende anche sempre più vulnerabili agli occhi di quanti sono intenzionati a nuocerci. Inoltre, benché non ci sia ragione per mutare i nostri rapporti con Washington, è assurdo confidare solo nei buoni uffici USA, o nel progetto bushiano di esportazione della democrazia (una vaccata come poche), al fine di difendere la società. Negli ultimi decenni gli Stati Uniti hanno preso la cattiva abitudine di mettere il naso negli affari altrui condizionando la politica interna di diversi paesi, talvolta combinando disastri epocali o trescando con personaggi alquanto discutibili. Non sarà quindi un cambiamento di amministrazione a ridimensionare rancori e risentimenti che molte persone nutrono nei confronti degli americani, ingiustamente identificati coi loro governanti.

Allora che fare? Chi deve prendere il posto dello stato nello svolgimento delle mansioni di difesa?
L’imprenditoria privata, le agenzie private di sicurezza o le compagnie di assicurazioni, ovvio. Abbiamo bisogno di soluzioni innovative. Non sono un esperto di tattica bellica, ma da quel poco che so, posso dire con certezza che l’effetto sorpresa è decisivo per la vittoria di una battaglia, e l’abbandono dello stato sarebbe sicuramente efficace per spiazzare l’avversario; per confonderlo, sorprenderlo ed infine sconfiggerlo. Qualunque stato ha il monopolio della difesa - dell’uso “legittimo” della forza - nel suo territorio e verso il suo popolo. Questo significa che tale funzione diviene menage burocratico, con tutta l’inefficienza, l'incompetenza, e la corruzione che ciò comporta. E il problema della burocrazia è la tassazione: i governi costringono gli individui a pagare le tasse minacciandoli con la carcerazione e una simile forma di profitto garantito neutralizza l’innovazione e l’efficienza, notoriamente attributi della competizione. Condizione, quest’ultima, che richiede massima libertà di azione affinché imprenditori e consumatori possano produrre, offrire, comprare, rifiutare beni e servizi in accordo con le proprie reali esigenze. Come fece notare Hayek, il mercato veramente libero, cioè quel sistema imprenditoriale competitivo, libero dai condizionamenti governativi, è in realtà un continuo processo di scoperta. In buona sostanza, per trovare una soluzione innovativa ad un problema è più sicuro contare su un imprenditore in cerca di profitto piuttosto che su di un apparato burocratico che si alimenta passivamente, e in quanto tale privo di un fine ultimo. Sarebbe davvero interessante vedere gli effetti di questa forza creativa applicata alla difesa della società, specialmente contro le armi nucleari. Nessuno può dire quale sarebbe il livello di sicurezza garantito se la difesa fosse lasciata al mercato. E nessuno potrà dirlo finché non verrà quel giorno, questo è il punto.

Due obiezioni generalmente vengono mosse alla teoria della spoliticizzazione della difesa. Sono entrambe legittime, ma sbagliate. La prima è quella secondo cui, quando ad un certo punto le persone capiranno che è possibile beneficiare indirettamente del servizio di difesa a spese altrui, molti smetteranno di pagare e il servizio diverrà inefficiente o per pochi e a prezzi carissimi. È una supposizione errata per due motivi. Innanzitutto, gli imprenditori affrontano ogni giorno problemi di questo genere e non è credibile che un business come quello della difesa possa fallire perché qualcuno non paga. Sarebbe come dire che da domani non si produce più il pane perché capita spesso che qualcuno lo rubi. Secondo, il sistema politico è afflitto dagli stessi problemi, solo che nel suo caso, a causa della coercizione nei confronti di chi comunque paga, il parassitismo tende a calcificarsi ed in ogni caso lo stato non ha incentivi a migliorarsi se il suo sostentamento è garantito dallo sforzo di altri. La seconda obiezione riguarda invece i così detti valori della società occidentale: le agenzie private non sarebbero in grado di salvaguardare la nostra cultura. Ma la comunità ebraica della diaspora sta lì a dimostrare il contrario. Non c’è apparato statale che possa salvaguardare un modello culturale meglio della volontà individuale. Se è nell’interesse degli individui difendere tale modello, allora lo faranno, anche se sottoposti alle peggiori persecuzioni. Se invece non lo desiderano, imporlo con la forza sarebbe l’ennesima violenza coercitiva di cui non si sente davvero il bisogno.

4 Comments:

Blogger pietro said...

Il problema principale non è la possibilità che il sistema di cui parli funzioni, ma la quasi assoluta impossibilità di una transizione pacifica.
E dato che l'economia ha bisogno di stabilità delle istituzioni, una transizione del genere potrà avvenire solo in una situazione in cui i costi del sistema attuale fossero superiori ai costi legati ad una transizione violenta.
Non so se è il caso di auguracelo,vorrebbe dire essere veramente nello sterco fino alle orecchie.

3:32 PM  
Blogger H.I.M. said...

Posto che nella merda fin sopra i capelli ci siamo già, perchè escludi aprioristicamente che la transizione possa essere pacifica?

8:44 AM  
Blogger pietro said...

Perchè sono ottimista sull'intelligenza della razza umana, penso che se fosse possibile una transizione pacifica, essendo anche conveniente sarebbe gia successa, se non succede è perchè ci sono grandi forze contrarie, e pensi che queste forze si lascerebbero scippare la fonte dei loro privilegi senza fare niente?

8:58 PM  
Blogger H.I.M. said...

Ma tu sei così convinto che gli uomini siano penamente consapevoli della loro condizione di sfruttati? Mi sembri fin troppo ottimista: è certamente vero che c'è chi crede che solo lo stato possa risolvere certi se non tutti i problemi della vita sociale, ma c'è anche chi ha assorbito passivamente l'idea che lo stato sia necessario e non è che non vuole abbandonare lo stato, semplicemente crede di non poterlo fare
La transizione pacifica e conveniente è possibile, possibilissima e si accorda perfettamente con l'intelligenza umana. Il problema è la classe politica, che ritiene la transazione per nulla conveniente. Io dico solo che continuare a rinforzare (con il voto, con il supporto e l'attivismo politico) questa casta di parassiti allontana giorno dopo giorno l'ipotesi di questa presa di coscienza. Gli uomini possono scontrarsi anche violentemente come individui o gruppi di individui, ma non si fanno la guerra che per loro rappresenta una seccatura costosa e dolorosa. La guerra la fanno i politici, sempre.

12:37 PM  

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