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giovedì, novembre 23, 2006

#L'ASSURDITA' DELL'EMPIRISMO INFINITO

“L'atteggiamento intransigente è sintomo più di un’incertezza che di profonde convinzioni e la posizione implacabile serve più a celare il dubbio che la sua assenza. Se non siamo disposti ad accettare la critica come un’opportunità per valutare e riflettere sulle nostre convinzioni, allora non faremo mai alcun progresso.”

Ci sono due categorie di persone che fanno affermazioni come questa: quelli che lo pensano realmente e quelli che lo dicono ma non lo pensano. Generalmente, entrambi si contraddicono qualche istante dopo aver espresso tali concetti.


Faccio una dichiarazione rivoluzionaria: gli esseri umani agiscono. Ora, questa non è un’affermazione particolarmente controversa ed essa è non solo facilmente dimostrabile nella realtà, ma impossibile da confutare, giacché per farlo si è costretti a ricorrere all’enunciato che si intende negare. Alla luce di questo, a me pare chiaro che possono esserci delle affermazioni che sono vere e che non richiedono la costante prova empirica per stabilire la loro validità.
Scegliere di accettare una critica come opportunità di riflettere su tali verità mi pare perciò abbastanza stupido. Sarebbe forse più utile valutare l’opportunità di erudire chi tali principi ignora.
Come pure potrebbe servire dedicare del tempo a rivelare la pochezza di argomentazioni di chi ritiene che invece queste verità debbano essere continuamente verificate.

Infatti, io ritengo che un simile approccio alla realtà a conduca ad uno scetticismo radicale che compromette la capacità di comprendere le cose.

“Esisto? Beh, sì.”, “Fluttuerò lontano se mi alzo dalla sedia? Mmmhh, no” ,“L'acqua è bagnata oggi? Lo è, tuttavia…”

Che senso ha farsi continuamente domande simili?

L'assurdità di questo atteggiamento è dovuta al fatto poche persone (forse nessuna) riescono ad essere coerenti con lo scetticismo filosofico. Basta fare un po’ di pressing su chi si definisce scettico e si evidenzierà subito che molti fra questi, in realtà, credono irremovibilmente in alcune verità (tipo la soggettività) suscettibili di critica, ma che non sono disposti a verificare continuamente.

Chi sostiene che non possiamo sapere niente per certo cade in una enorme contraddizione: pretende infatti di affermare una verità assoluta che solo perché derivata dall’atteggiamento scettico dovrebbe essere accettata da tutti come il risultato di un esperimento di laboratorio. E si contraddice continuamente quando nella vita non si ferma a verificare ogni affermazione che incontra e lascia che la realtà gli scorra sotto i piedi senza preoccuparsi di confutarla.

Certo, “essere aperti alla critica” può essere inteso nel senso di prestarsi alla obiezioni senza esplodere in una litania di insulti ed accuse, di diversivi e fallacie. Io per esempio ho scelto di essere paziente e dare credito di buonafede ad ogni persona che incontro che si definisce scettica. Ma mi rendo conto di essere molto più disponibile alle critiche di chi sostiene che non esiste una verità oggettiva e che anzi mi accusa di essere assolutista. Io sono preparato a rinunciare alla mia filosofia se qualcuno può provare che è inesatta. Finora non è successo e francamente, non vedo come potrebbe, ma sono altrettanto disponibili gli scettici ad abbandonare la loro?