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venerdì, aprile 20, 2007

#DIRITTO ALL'AUTODIFESA

A bocce ferme, proviamo a ragionare. Innanzitutto vorrei ricordare che proprio ieri ricorreva il 14mo triste anniversario della strage di Waco, Texas. Molti sembrano aver dimenticato quelle 80 (?) persone, donne, uomini e bambini brutalmente assassinate dai gas tossici e dai carri armati del governo Clinton, also-known-as mentore dei buoni di professione, dei benpensanti d’assalto, dei moralmente e antropologicamente superiori dinanzi a cui il fior fiore dell’intellighenzia liberal e politically-correct “dde noantri” ancora oggi si inchina per terminare il lavoretto interrotto sul più bello da Monica Lewinsky.

Detto questo, al netto delle opposte convinzioni ideologiche, la domanda che accomuna un po’ tutti è: perchè un tizio ad un certo punto decide di ammazzare tutta quella gente?
Molti vorrebbero avere a disposizione un esperto - e i più immodesti rivestono abusivamente se stessi di questa carica - per trovare una risposta “scientifica” possibilmente di un certo effetto.
Mi permetto allora di consigliare una riflessione su un penetrante aforisma dello psichiatra Thomas Szasz:

“Non esiste la psicologia, esiste solo la biografia e l’autobiografia”.

Cioè a dire che le azioni non hanno cause, ma solo motivazioni individuali, siano esse razionali e morali, oppure eticamente deplorevoli o patologiche.
Però, siccome anche questo genere di suggestioni è destinato a rimanere tale, cioè lettera morta, proviamo a ragionare sui fatti nel tentativo di capire se il sacrosanto principio all’autodifesa può essere effettivamente sottratto all’individuo e consegnato alle decisioni arbitrarie di chi reputa che così facendo a giovarne saranno soprattutto coloro che sono passibili di subire una violenza, ovvero noi tutti, senza ottenere come risultato il contrario di quanto si era preposto.

As usual, quel che si è sentito e letto sui media finora non è stato altro che la solita carrellata di banalità:
“l’America è il far-west, altro che democrazia!” è l'eco cavernosa emessa dal rutto degli epigoni di Michael Moore.
“Gli USA sono una civiltà avanzata, una nazione vitale e superiore proprio per questo ricca anche di tragiche contraddizioni” è il rovescio della medaglia spacciata, tra i soliti riccioli narrativi, come perla di pensiero forte dai giulianoni nazionali.

Nessuno, almeno tra quelli che ho letto/sentito io, che abbia detto, ad esempio, che nel 2002, sempre in Virginia, accadde una cosa simile: all’Appalachian Law School, infatti, un pazzo si mise a sparare nel campus, ma venne prontamente fermato da altri studenti armati dopo aver ucciso “solo” tre persone.
Questo mi sembra già un buon motivo per ridimensionare l’entusiasmo nei confronti delle così dette “Gun Free Zones”. Infatti, premesso che negli USA il diritto a portare armi è garantito dalla costituzione per motivi che è opportuno conoscere prima di avventarsi in critiche scomposte, è altresì evidente che vietando l'uso delle armi in una determinata area, si otterranno con certezza due risultati:


  • a) la maggioranza delle persone rispetterà il divieto;

  • b) qualcuno non lo farà;


Le conseguenze, sono facilmente intuibili. Lascia perciò perplessi il modo in cui la direzione della Virginia Tech accolse l’anno scorso la decisione di disarmare gli studenti dell’università:

“Sono certo che la comunità universitaria sarà riconoscente all’Assemblea Generale per la decisione presa perché questo aiuterà i genitori, gli studenti, la facoltà ed i visitatori a sentirsi più sicuri all’interno dell’università.”

è quanto ha affermato il portavoce dell’ateneo, Larry Hincker, tradendo un certo entusiasmo per l’ennesimo oltraggio alla Bill of Rights, come direbbe Albert J. Nock.
Invece, con molta probabilità, un solo studente armato alla Virginia Tech avrebbe potuto fare la differenza tra 32 e 3 vittime, come dimostra la sparatoria alla facoltà di legge di cinque anni fa. Inutile aggiungere che, col senno di poi, tale dichiarazione appare ancor più infelice.
Alla luce del commento di Hincker viene da chiedersi quali siano gli interessi in gioco. Larry Hincker, a capo del dipartimento dall'orwelliano nome di “Risorse Umane”, rappresenta un perfetto esempio del mix tra business e stato che caratterizza la classe dirigente corporativa statale smaniosa di infondere negli individui la falsa consapevolezza della loro dipendenza dall’autorità al fine di renderli mentalmente incapaci di prendere iniziativa. In sostanza, il retropensiero derivato dal timore che la gente possa organizzarsi per prendere posizione contro l’establishment.
Avviene ovunque, in Europa più che altrove. Difatti, uno degli artifizi che l’establishment democratico usa per tenere la gente comune nei ranghi è quello del razionamento della sicurezza. Negando agli individui la facoltà di provvedere ragionevolmente al mantenimento della propria sicurezza, lo stato limita l’offerta del servizio di protezione.
In altre parole, alla maniera di tutti i monopolisti sostenuti dai privilegi coercitivi elargiti dallo stato, l’aumento dell’offerta non è consentito, mentre il prezzo dei servizi di sicurezza viene mantenuto artificialmente alto (provate ad assumere una guardia del corpo) come conseguenza del fatto che la fornitura del servizio è limitata alle sole organizzazioni riconosciute dallo stato stesso.

Il fai da te, cioè la risposta di mercato tipica che le classi meno ricche adottano per sopperire temporaneamente all’impossibilità di accedere a servizi fondamentali, non è consentito, o è severamente limitato per mezzo di restrizioni statali. I monopolisti stessi (i politici) ovviamente sono testa e cuore dello sforzo di limitare l’offerta per proteggere l’esclusività del loro privilegio.
Consentendo l’approvvigionamento dei servizi di sicurezza soltanto attraverso fonti autorizzate da se stesso, lo stato istituzionalizza la nostra infantile dipendenza dai suoi apparati lasciandoci infine senza alcuna difesa.
Infatti, non è possibile negare che l’intervento statale avviene sempre ex post l’aver subito una violenza e, d’altra parte, per lo stato non sarebbe conveniente impartirci lezioni di responsabilità personale e di indipendenza dalla classe politica.

La gerarchia dei bisogni di Maslow è portata quindi a conclusione dall’establishment che tiene gli individui in una condizione di costante ansietà. Come accade con gli spacciatori di droga protetti da una cortina di poliziotti corrotti, il prodotto “sicurezza” viene fornito a discrezione dei politici in carica, al fine di tenere i “tossicomani” alle proprie dipendenze. Il risultato è l’inculcamento sistematico della mancanza di sicurezza il cui effetto sugli individui non si limita strettamente all’uso delle armi, ma ne modella l’atteggiamento generale favorendo una sorta di silenziosa predisposizione all’oppressione di cui tutti siamo vittime.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

segnalo la testimonianza diretta di uno studente italiano: da noisefromamerika

5:44 PM  
Blogger Orso von Hobantal said...

Ottimo. Purtroppo la cecità italica non fa altro che biasimare l'"eccessiva facilità di acquistare armi" rivelandosi anche ignorante, come in questi casi.

6:02 PM  

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