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mercoledì, agosto 29, 2007

#LIBERO O LIBERATO?

Benché il suo titolare risieda ad Atene, La Voce del Gongoro è senza dubbio il miglior blog libertario italiano. Il lavoro che sta facendo Paxtibi col suo piccolo glossario della Neolingua, giunto da poco alla settima lezione (1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7), è straordinario, imho. Forse è uno fra i più riusciti tentativi di diffondere awareness libertaria. Se l’obiettivo sia funzionale a questo specifico proposito oppure no ha poca importanza, almeno per me che reputo questo aspetto prioritario rispetto a tutto il resto.

Tuttavia, se è vero (ed è vero) che nel linguaggio comune sempre più parole hanno finito per assumere un significato contrario a quello originario, è altrettanto vero che anche nella terminologia libertaria alcune espressioni rischiano di portarci in direzione opposta rispetto alle nostre intenzioni.
Un’accurata scelta delle parole è cruciale quando si tenta di comunicare determinate idee filosofiche e politiche, specialmente quando tali parole, per loro stessa natura e storia, si prestano a facili strumentalizzazioni o assumono facilmente lo status di slogan. È il caso di termini come “capitalismo”, “libertà”, “democrazia”, “legge”, “anarchia”, “politica”, “stato”, “governo” eccetera.

Ad esempio, se discutiamo con un socialista - più o meno democratico - di anarchia di mercato è probabile che incontreremo ben presto delle ostilità se iniziamo la descrizione di questa teoria politica menzionando tra i suoi fondatori intellettuali uno come Benjamin R. Tucker. Difatti, com’è risaputo, l’editore di Liberty ebbe più volte a definirsi rispettivamente socialista e democratico. Inutile tentare di spiegare che il suo socialismo era di chiara ispirazione proudhoniana (averne di socialsiti così) e che quanto al “democratico” era quasi con certezza Thomas Jefferson quello a cui faceva riferimento; uno insomma che riesce un po’ difficile accostare ad Hilary Clinton.

D’altro canto, è pur vero che definendo il nostro ideale “anarco-capitalismo”, il nostro interlocutore quasi sicuramente penserà che stiamo scherzando (a me è capitato di recente).

Bene, considerazioni come queste inducono a riflettere su un’espressione ricorrente nel linguaggio libertario (e non solo), ovvero “mercato libero”. A dire il vero si tratta di una definizione abbastanza neutra e tuttavia sembrerebbe appropriata nella descrizione di ciò che un libertario sostiene. Ma, poiché la maggior parte delle persone pensa che le democrazie occidentali siano mercati liberi e che i principi del libero mercato definiscano e conducano alla base del corrente stato di globalizzazione, la prima cosa da fare quando si usa tale espressione dovrebbe essere di specificare che un mercato davvero libero in realtà non esiste in alcun posto al mondo.

Un modo per evitare tanta prolissità potrebbere essere quello di usare l’espressione mercato liberato.
Mercato libero, infatti, suona come se tale cosa esistesse già e così perpetua passivamente il mito rosso che il corporativismo e l’accumulo illegittimo di "Kapitale" che ne deriva siano le conseguenze naturali della libera associazione e della competizione tra individui, mentre così non è.
Liberato, invece, contiene un elemento di distanza e, ancor più importante, l'affermazione del superamento dello status quo. Diventa così molto più facile sostenere cose come:


“Il mercato liberato non ha corporazioni”

“Un mercato liberato distribuisce naturalmente la ricchezza”

“La gerarchia sociale è per definizione inefficiente e questo è particolarmente evidente nel mercato liberato”



Mercato liberato ci porta oltre il presente, verso il regno teorico del “dopo la rivoluzione” dove, tuttavia, proprio come hanno sempre fatto i rossi - bisogna ammettere con discreto successo - possiamo usare l’esempio di oggi a sostegno della nostra teoria, col vantaggio di non essere obbligati a difendere implicitamente tutte le "distorsioni" del mercato attuale. Infine, credo che mercato liberato, semanticamente, faccia un riferimento più esplicito
all'azione, il che, per un movimento, dovrebbe essere essenziale.

________

PS. Pax, se passi di qua ti informo che la prossima volta che mia moglie verrà in Grecia, contrariamente a quanto ho fatto finora, l'accompagnerò: così mi offrirai una cena a base di moussaka e ghemistà in qualche bel ristorantino di Atene, vista la fatica che mi è costata quella sfilza di link. :-D

4 Comments:

Blogger Paxtibi said...

Grazie della bella recensione, sarò felice di ricambiare con mousaka, ghemistà e magari qualche costoletta d'agnello. :)

E concordo perfettamente con la tua riflessione sull'uso delle parole. Purtroppo la manipolazione semantica è ormai in uno stadio molto avanzato, ed è sufficiente usare un dato termine per far scattare tutta una serie di automatismi di risposta che rendono impossibile un vero scambio di informazioni (Vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Meme ).

Interessante notare come, anche in questo caso, sia il libero scambio a soffrire gli effetti della manipolazione. È dove il libero scambio delle idee come quello delle merci viene impedito, che il potere prospera.

9:47 PM  
Blogger Orso von Hobantal said...

Mi associo alla sequela di complimenti per il Gòngoro, al quale si deve riconoscere anche la freschezza, delle tematiche (spesso inedite) affrontate.

Non posso più farne a meno :D

7:50 PM  
Blogger H.I.M. said...

Si, ma se espatriate tutti noi vecchietti diventiamo specie estinta nel giro di pochi mesi, altro che paleo! :D

10:17 AM  
Anonymous Anonimo said...

Grazie della bella recensione!

-Nessa

3:11 AM  

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