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venerdì, dicembre 22, 2006

#WISHING A STATELESS NEW YEAR

martedì, dicembre 12, 2006

#JUST A SILLY SHORT TALE

Una mattina, stando in piedi fuori della sua caverna, Org il cavernicolo si godeva beatamente il tepore di un sole caldo e luminoso. "Uargh"! egli il grugnì, stiracchiandosi mollemente nella fresca aria mattutina. Ma subito si fermò, come colto da una strana consapevolezza. Cos’era questo nuovo suono che iniziando nel profondo della gola gli fuggiva dalla bocca? "Uargh"! brontolò ancora Org, per rimettersi alla prova. "Uargh"! "Uargh"! Continuò a ripetere e, compiaciuto della neo trovata abilità verbale, rientrò nella grotta per informare la moglie della novità.

Irg sedeva su una roccia, indaffarata a rosicchiare un grande pezzo di carne di antilope e non fece caso al marito che rientrava tutto esaltato. "Uargh"! esclamò allora Org prima battendosi fieramente il torace peloso con il pugno possente e poi agitando le mani verso l’esterno della grotta. Irg smise di colpo di rosicchiare l’osso e si fermò diffidente a scrutare Org. Da quando l'aveva vinta in una disputa matrimoniale contrp gli altri maschi del suo clan, per poi tenerla con sé nella caverna, Org si era sempre dimostrato un uomo forte e caparbio, ma anche mite e silenzioso. Da dove gli veniva ora quello strano suono, si chiedeva Irg fissando il vuoto con sguardo confuso? Poi si accanì nuovamente sulla carne di antilope ricordando ad Org di essere affamato per non aver toccato cibo dalla sera prima. "Uargh"! disse indicando bruscamente la carne e ordinando con lo sguardo a Irg di dividere il pasto con lui.

Irg, confusa e irritata, fissava Org chiedendosi cosa fosse accaduto. Primo, Org aveva emesso il nuovo suono indicando a sé, il che portava a pensare che o Org aveva solamente emesso un nuovo suono oppure che "Uargh"! significava effettivamente Org.
Poi si ricordò che Org, mentre grugniva, indicava con le mani l’esterno della caverna sicché "Uargh"! poteva anche significare, “c’è una splendida giornata fuori", o “ero giusto fuori casa”, o anche “andiamo fuori e fare una passeggiata?” Poi alla fine, Org iniziò a pronunciare il nuovo suono indicando lei, come se le stesse chiedendo vigorosamente qualcosa. Che voleva? Irg non sapeva più cosa pensare. Insolitamente adirata, Irg ingoiò gli ultimi bocconi di antilope lanciando l'osso ripulito a Org e, spingendolo indietro con violenza, uscì a passo pesante fuori dalla caverna. Affamato e sconcertato, Org rimase solo nella caverna a contemplare gli uomini che da allora hanno imparato che le donne sono creature strane e confuse che vanno oltre l’umana comprensione. "Uargh"! sospirò Org sconsolato mentre, nella Valle Primordiale, un grande monolite nero perfettamente rettangolare ridacchiava dolcemente di sé stando dritto come una sentinella accarezzata dal sole caldo del mattino.

Gli amanti di Arthur C. Clarke riconosceranno certamente i riferimenti al monolite misterioso nel classico sci-fi “2001: Odissea nello Spazio”. Il monolite, nel racconto reso celebre dal capolavoro cinematografico di Kubrick, rappresentava l’elemento da cui scaturì la scintilla dell’ intelligenza pre-umana sulla Terra il quale, attirando su di sé l'attenzione dei primati terrestri li iniziò al loro viaggio evolutivo, come parte di un esperimento alieno con l’obiettivo di estendere la vita intelligente in ogni parte l'universo. Il dibattito sulla questione se l’esperimento abbia avuto successo continua ancor oggi…

giovedì, dicembre 07, 2006

#LOTTA AL TERRORE: È LO STATO IL PROBLEMA

Il terrorismo globale e l’eventualità che i così detti paesi canaglia si dotino di armi nucleari dovrebbero avere definitivamente chiarito che la funzione di difesa e protezione solitamente attribuita allo stato è un inganno bell’e buono.
Il governo degli Stati Uniti, unica superpotenza al mondo, si è fatto trovare impreparato e indifeso di fonte a Kim Jong Il che gli detonava un ordigno atomico sotto il naso. L’Iran di Ahmadinejad procede imperterrito nel suo programma di sviluppo nucleare beffandosi delle condanne e degli ammonimenti della comunità internazionale. Nel frattempo, altri governi perseguono obiettivi simili. C’è poco da fare. L’ONU, ha approvato le solite sanzioni contro la Corea del Nord, ma com’è noto, il Consiglio di Sicurezza non otterrà nulla perché le iniziative non sono mai ratificate unanimemente e soprattutto perché sul mercato nero è possibile reperire tutto ciò che necessita per la costruzione di una bomba nucleare senza il bisogno di avvalersi di forniture legali soggette all’approvazione preventiva delle Nazioni Unite. Questo significa anche che in caso di guerra, a fronte di migliaia di vittime innocenti, non è nemmeno certo che le armi nucleari siano completamente distrutte. Quindi, l’opera di dissuasione può anche dirsi immorale dato che minaccia la vita degli innocenti senza garantire alcun risultato concreto in cambio. Stando così le cose è legittimo chiedersi: cos’hanno comprato finora i governi con le vagonate di quattrini spesi alla voce “difesa”? Nulla, solo illusione di sicurezza, che è molto peggio di nessuna sicurezza.

I conservatori dicono che i tempi oscuri in cui viviamo dimostrano quanto, oggi più che mai, si senta il bisogno di un governo forte, capace di difenderci, che abbia le mani libere di affrontare le minacce esterne ed interne con la massima risolutezza possibile. Peccato sia vero il contrario. Lo stato non può proteggerci. È inetto, è corrotto, ma soprattutto, nella sua agenda, la sicurezza dei cittadini non sta in cima all’elelenco delle priorità. Tuttavia, è inutile nasconderlo, i conservatori hanno ragione, quelli che attraversiamo sono tempi decisamente brutti. Ma se lo stato non può proteggerci, noi cosa possiamo fare? Cominciamo seriamente a pensare di fare a meno dello stato. La bestia che ci succhia i denari, non solo ci impoverisce ogni giorno di più, ma ci rende anche sempre più vulnerabili agli occhi di quanti sono intenzionati a nuocerci. Inoltre, benché non ci sia ragione per mutare i nostri rapporti con Washington, è assurdo confidare solo nei buoni uffici USA, o nel progetto bushiano di esportazione della democrazia (una vaccata come poche), al fine di difendere la società. Negli ultimi decenni gli Stati Uniti hanno preso la cattiva abitudine di mettere il naso negli affari altrui condizionando la politica interna di diversi paesi, talvolta combinando disastri epocali o trescando con personaggi alquanto discutibili. Non sarà quindi un cambiamento di amministrazione a ridimensionare rancori e risentimenti che molte persone nutrono nei confronti degli americani, ingiustamente identificati coi loro governanti.

Allora che fare? Chi deve prendere il posto dello stato nello svolgimento delle mansioni di difesa?
L’imprenditoria privata, le agenzie private di sicurezza o le compagnie di assicurazioni, ovvio. Abbiamo bisogno di soluzioni innovative. Non sono un esperto di tattica bellica, ma da quel poco che so, posso dire con certezza che l’effetto sorpresa è decisivo per la vittoria di una battaglia, e l’abbandono dello stato sarebbe sicuramente efficace per spiazzare l’avversario; per confonderlo, sorprenderlo ed infine sconfiggerlo. Qualunque stato ha il monopolio della difesa - dell’uso “legittimo” della forza - nel suo territorio e verso il suo popolo. Questo significa che tale funzione diviene menage burocratico, con tutta l’inefficienza, l'incompetenza, e la corruzione che ciò comporta. E il problema della burocrazia è la tassazione: i governi costringono gli individui a pagare le tasse minacciandoli con la carcerazione e una simile forma di profitto garantito neutralizza l’innovazione e l’efficienza, notoriamente attributi della competizione. Condizione, quest’ultima, che richiede massima libertà di azione affinché imprenditori e consumatori possano produrre, offrire, comprare, rifiutare beni e servizi in accordo con le proprie reali esigenze. Come fece notare Hayek, il mercato veramente libero, cioè quel sistema imprenditoriale competitivo, libero dai condizionamenti governativi, è in realtà un continuo processo di scoperta. In buona sostanza, per trovare una soluzione innovativa ad un problema è più sicuro contare su un imprenditore in cerca di profitto piuttosto che su di un apparato burocratico che si alimenta passivamente, e in quanto tale privo di un fine ultimo. Sarebbe davvero interessante vedere gli effetti di questa forza creativa applicata alla difesa della società, specialmente contro le armi nucleari. Nessuno può dire quale sarebbe il livello di sicurezza garantito se la difesa fosse lasciata al mercato. E nessuno potrà dirlo finché non verrà quel giorno, questo è il punto.

Due obiezioni generalmente vengono mosse alla teoria della spoliticizzazione della difesa. Sono entrambe legittime, ma sbagliate. La prima è quella secondo cui, quando ad un certo punto le persone capiranno che è possibile beneficiare indirettamente del servizio di difesa a spese altrui, molti smetteranno di pagare e il servizio diverrà inefficiente o per pochi e a prezzi carissimi. È una supposizione errata per due motivi. Innanzitutto, gli imprenditori affrontano ogni giorno problemi di questo genere e non è credibile che un business come quello della difesa possa fallire perché qualcuno non paga. Sarebbe come dire che da domani non si produce più il pane perché capita spesso che qualcuno lo rubi. Secondo, il sistema politico è afflitto dagli stessi problemi, solo che nel suo caso, a causa della coercizione nei confronti di chi comunque paga, il parassitismo tende a calcificarsi ed in ogni caso lo stato non ha incentivi a migliorarsi se il suo sostentamento è garantito dallo sforzo di altri. La seconda obiezione riguarda invece i così detti valori della società occidentale: le agenzie private non sarebbero in grado di salvaguardare la nostra cultura. Ma la comunità ebraica della diaspora sta lì a dimostrare il contrario. Non c’è apparato statale che possa salvaguardare un modello culturale meglio della volontà individuale. Se è nell’interesse degli individui difendere tale modello, allora lo faranno, anche se sottoposti alle peggiori persecuzioni. Se invece non lo desiderano, imporlo con la forza sarebbe l’ennesima violenza coercitiva di cui non si sente davvero il bisogno.