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venerdì, gennaio 19, 2007

#LIBERTÀ NEGATIVA

Molti avversari del libertarismo (inclusi gli anarchici collettivisti), criticano la concezione liberale e libertaria di libertà sostenendo che tali culture politiche concepiscono la libertà esclusivamente in termini di libertà negativa. Questa critica, nel tempo, ha assunto forme diverse: libertà positiva contro libertà negativa, libertà sostanziale contro libertà formale, libertà effettiva contro libertà dichiarata, ma, nel complesso, l’idea comune è che i libertari sono molto interessati alla libertà intesa come assenza di coercizione e poco, o per nulla, interessati alle differenze di ricchezza e di potere che poi fondamentalmente sono quelle che determinano il grado di libertà effettiva di un individuo. Un clochard e Rupert Murdoch possono anche avere la stessa libertà negativa, ma certamente Murdoch ha qualche possibilità in più del clochard di esercitare la propria libertà. Così il ragionamento prosegue fino a giungere alla classica conclusione: i libertari si battono per una società libera in cui formalmente tutti sono liberi ma solo pochi privilegiati hanno qualche libertà effettiva. Seducente, ma sbagliato su più livelli.
Innanzitutto, un simile ragionamento è fondato su una pessima conoscenza delle scienze economiche. Nel background di un ragionamento come quello sopra esposto, risuona spesso l’idea che l’economia di mercato sia un gioco a somma zero. È falso, ovvio, sebbene vada detto che più l’interferenza dello stato si fa invasiva negli scambi volontari del mercato e più l’economia diventa a somma zero. Ad un livello non molto più sofisticato di pensiero, molti collettivisti ritengono che il mercato, di per sé, rende il ricco più ricco ed il povero più povero e che tende, infine, a creare concentrazioni di potere economico e quindi condizioni favorevoli al monopolio. Falso anche questo. Il mercato libero sicuramente rende il ricco più ricco, ma tende a far ricco, o più ricco, anche il povero. Ciò che più conta, però, è che l’intensa competizione del mercato rappresenta un deterrente eccezionale contro le concentrazioni di potere economico. Inoltre, mentre sempre ci sono state e sempre ci saranno persone e società che ottengono risultati migliori di altre, allo stesso tempo, è difficile che, in un contesto di reale concorrenza, lo stesso soggetto cavalchi l’onda del successo indefinitamente.
Ad ogni modo, la critica è sbagliata soprattutto sul piano filosofico. Per i libertari il ruolo della giustizia è quello di proteggere l’esercizio della libertà piuttosto che la sua effettività. E giustizia non va inteso come un concetto ampio e vago fondato su nozioni di equità sociale o cose simili; per giustizia intendo l’uso legittimato della forza nel tentativo di proteggere la libertà degli individui.
La domanda per il libertario, quindi, non è se la libertà effettiva sia misurabile (certo che lo è), ma se gli individui hanno diritto ad usare la forza per proteggerla. A questa domanda i libertari rispondono negativamente.
Prendiamo il suicidio, per esempio. Quando un individuo informato, autonomo e in possesso di tutte le facoltà mentali decide che vuole interrompere la propria vita, esercita la libertà in un modo che compromette senza dubbio l’effettività futura della sua libertà. Ma possiamo usare la forza per impedirgli di fare ciò che ha deciso, proteggendo così la sua libertà effettiva?
C’è un nome per questo tipo di atteggiamento nei confronti della libertà: paternalismo.
O, supponiamo che una persona perda il lavoro e non abbia molti soldi messi da parte. È indubbio che quella persona si appresti a passare un periodo di avversità finanziarie e che pertanto la sua libertà effettiva con buona probabilità diminuirà. Può egli (o lo stato, o la società, o una banda di anarchici) usare la forza per proteggere la sua libertà positiva da un’ulteriore diminuzione?
Eppure, nel nome della conservazione della libertà, lo stato obbliga gli individui a pagare per lui, sia che lo vogliano, oppure no. C'è un nome anche per questo tipo atteggiamento nei confronti della libertà: furto.
Se qualcuno è senz’auto e io gli presto la mia per un giorno, ho migliorato la sua libertà positiva. Quando andrò a riprenderla avrò di nuovo ridotto la sua libertà. Ma questa può dirsi una violazione della sua libertà positiva? Ha diritto quella persona di usare la forza contro di me per proteggere la sua libertà positiva?
Il punto è che consentendo l’uso della forza per proteggere l’effettività della libertà, inevitabilmente si entra in conflitto col fondamentale diritto dell’uomo all’esercizio della libertà.
Inoltre, l’aspetto fondamentale della nozione di libertà negativa è che si può fare come ci pare e piace fino a quando non si ostacola la libertà negativa degli altri. Al contrario, è proteggendo la libertà positiva mediante l’uso della forza (o la sua minaccia) che si vìola la libertà negativa degli altri, pertanto ciò non dovrebbe essere consentito.
Quando libertà positiva e libertà negativa entrano in conflitto, è a quest’ultima che deve prestare attenzione.
Gli avversari del libertarismo, inoltre, considerano la libertà negativa come una semplice copertura ideologica per il dominio (borghese, capitalista o qualunque altra cosa) che pertanto dovrebbe essere rifiutata. E se questo atteggiamento non sorprende da parte dei comunisti autoritari, da chi si definisce anarchico fa un po’ specie. Come definirli? Anarco paternalisti?
E mentre libertà negativa libertà positiva possono essere anzi, grazie al cielo sono, conflittuali, entrambe le teoria dimostrano che il modo migliore per promuovere e proteggere la libertà positiva è proteggere rigorosamente la libertà negativa. Quando agli individui è consentito di essere liberi, prosperano.

3 Comments:

Blogger Jacopo said...

beh... con un post del genere e con un titolo del blog tale non posso fare altro che invitarti su ihc. Stiamo cercando collaboratori.

Continuando sulla libertà leggi http://ideashaveconsequences.org/che-cos’e-la-liberta/luigi

Cordialmente.

8:32 PM  
Blogger Jacopo said...

http://ideashaveconsequences.org/che-cos’e-la-liberta/luigi

scusa, mi picchio ancora un po' con l'html...

8:35 PM  
Blogger H.I.M. said...

Grazie jacopo per la visita e per l'invito. A dire il vero leggo IHC da un po', anche se, per mia pura sbadataggine, l'URL non compare tra i links. Provvedo immediatamente.
Per quanto riguarda il mio contributo, sarò ben lieto di darlo, anche se devo premettere che impegni professionali e famigliari mi costringono ad essere molto scostante nella produzione di post.

A presto.

9:32 AM  

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